I due impianti di produzione di energia elettrica da fonte biomassa della potenza di 300 kw ciascuno ricadenti nel territorio del Comune di San Nicola da Crissa potranno vedere la luce ed essere effettivamente funzionanti. Lo si deduce dalla sentenza emessa dalla Prima sezione del Tar Calabria che ha rigettato il ricorso proposto da diversi cittadini e da un comitato locale.
Al di là degli aspetti puramente tecnici è interessante la motivazione della ‘bocciatura’ dei rilievi connessi al presunto “pericolo per la salute” scaturente dal funzionamento degli impianti poiché il Tribunale amministrativo regionale ritiene la censura “priva di fondamento” oltre che “generica”.
In particolare, “il richiamo al D.M. del 5 settembre 1994 secondo cui le centrali termiche rientrerebbero nella prima classe di manifatture e fabbriche dalle quali deriverebbero esalazioni insalubri, non è confacente al caso di specie, che, come ampiamente sottolineato, è disciplinato dalla normativa nazionale di recepimento di quella europea sulla realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili; peraltro, in disparte la genericità della doglianza, sul punto vanno condivise le osservazioni dedotte dalla controinteressata secondo cui dalla relazione allegata alla Pas risulta che i valori di emissione siano inferiori ai limiti previsti dal Dpr 203/1988 e dal D.lgs 152/2006”.
Infondata anche la censura concernente la presunta violazione del D.lgs 387/2003 nella parte in cui il Comune non avrebbe contemperato la possibilità di ubicare gli impianti di produzione dell’energia elettrica da fonte rinnovabile in zona agricola, visto che, secondo il progetto assentito, gli stessi impianti sono “ubicati nella zona prevista dal Pip”. Identico destino anche per le eccezioni riguardanti lo smaltimento dei rifiuti e la presunta violazione degli strumenti urbanistici. Dunque, c’è il via libera rispetto all’istanza formulata il 29 novembre 2012 dalla Enel Green Power spa.
La sentenza può essere considerata un “precedente” rispetto ad altri possibili casi che potrebbero ripresentarsi per altri territori nei prossimi mesi.
LA SENTENZA